La Gilda dei Comitati
di
Base degli Insegnanti (è la denominazione originaria) è
sorta durante la lotta contrattuale dell' '88; come associazione
nazionale si e diffusa dopo il 1990, e dal 1997 è presente nella
maggior parte delle province, ed è stata fondata da quei
colleghi che hanno deciso di impegnarsi direttamente, senza più
delegare la rappresentanza della propria condizione ai sindacati
tradizionali, perché questi non riconoscevano, e non riconoscono
tuttora, la
specificità docente: parlavano genericamente (e parlano tuttora)
di "comparto
scuola", come comparto del "pubblico impiego" (vedi legge quadro del
1983).
Quei sindacati erano, a giudizio dei fondatori della Gilda, o senza linea e dediti principalmente ai servizi individuali (SNALS) o guidati da politiche ed ideologie estranee alla scuola (confederali). In particolare i sindacati confederali non hanno mai voluto capire la specificità e la qualità del lavoro degli insegnanti e, più in generale, del lavoro intellettuale, e hanno sempre cercato di quantificarlo e di trattarlo come lavoro esecutivo.
La Gilda (il cui nome deriva da quello delle corporazioni medioevali, tese a salvaguardare la ”qualità” della professione o del mestiere, e a liberarsi inizialmente dai vincoli delle oligarchie feudali – nel nostro caso oligarchie politiche e burocrazie sindacali), è una libera associazione che si impegna su due versanti. Da un lato è associazione professionale, volta al miglioramento dell'istruzione pubblica e alla valorizzazione della professione docente; dalI'altro persegue anche fini sindacali, difendendo le condizioni di vita e di lavoro della categoria.
Per la Gilda l'insegnante
deve essere in possesso di:
La Gilda è contraria
alle forme di ingresso ”ope legis”, da
sempre fonte di clientelismo.
Sulla questione retributiva, la Gilda ha sempre insistito, considerando avvilente e demotivante un trattamento che abbassa gli insegnanti ai livelli dei non laureati del Pubblico Impiego. Se I'insegnante è almeno un semiprofessionista (“semi” in quanto dipendente), la sua figura sociale è determinata anche dal reddito che ricava dalle sue prestazioni. Occorre adeguare gli stipendi ai livelli dei paesi dell'Unione Europea, anche perché non sussistono più privilegi come le pensioni baby.
La posizione particolare
del docente è garantita dalla Costituzione, poiché, al
pari dei magistrati, il docente non ha ”superiori” per quanto riguarda
la sua competenza specifica; non è, nel suo lavoro, costretto
dal ”rapporto gerarchico”. Ne deriva che la sua figura deve essere
caratterizzata in sede contrattuale: per questo la Gilda chiede da
sempre un'area di contrattazione separata per i docenti, diversa da
quella del personale ATA, nonché il ruolo unico e l'aggancio con
l'Università. Oggi capita addirittura che personale ATA di
confederali e SNALS possano rappresentare la nostra categoria nelle
vertenze e nelle RSU, o che dirigenti scolastici, che hanno un
contratto, loro sì, separato, siano a capo dei sindacati che
dicono di rappresentare i docenti!
La linea scolastica della Gilda
L'Associazione – è
una sintesi necessariamente approssimativa – intende contribuire al
rinnovamento dell'istruzione, senza rinnegare alcune specificità
dell'esperienza italiana: rifiuta quindi visioni di taglio
prevalentemente assistenziale o "socializzante”, causa, tra le altre,
dello scadimento dei livelli di apprendimento. Questo va riaffermato
nel momento in cui la maggior parte delle forze politiche e sindacali,
e della stessa classe dirigente scolastica, sembrano accettare l'idea
di una scuola ”totale”, incaricandola di sopperire a tutti i disagi, le
patologie, le arretratezze della società attuale.
Per definire le sue posizioni la Gilda ha elaborato numerosi documenti ufficiali – ai quali rimandiamo – tra cui le varie piattaforme contrattuali. La Gilda è favorevole a misure di razionalizzazione della struttura della rete scolastica, purché esse non siano dequalificanti e volte solo a fini di risparmio; rifiuta rivendicazioni demagogiche al solo fine di aumentare l'occupazione nella scuola, tuttavia è anche contraria al blocco del turn-over che si traduce in una sclerotizzazione del corpo insegnante. La Gilda è stata favorevole all'autonomia didattica e gestionale delle scuole, come antidoto al dominio della burocrazia ministeriale.
Ma l'autonomia, sotto i vari governi di diversi colori, è stata intesa dai ministri come aziendalizzazione della scuola, per di più con un maggior peso della burocrazia centrale e decentrata: la scuola come servizio per il cliente-utente. Ma la scuola è un'istituzione, non un servizio simile alle poste o alle ferrovie: infatti è obbligatoria. Lo studente, l'allievo non è un consumatore.
La Gilda richiede un progetto complessivo di politica scolastica che ponga fine alle riforme parziali ed estemporanee, alle sperimentazioni senza verifica, alla mancanza di una strategia.
La Gilda è una
associazione apartitica, e intende differenziarsi dalle organizzazioni
che hanno legato i sindacati dei docenti ai partiti con risultati
deleteri. L'Associazione è "trasversale", perché ad essa
aderiscono gli insegnanti uniti dall'orgoglio (il gusto, il piacere,
la passione) della loro professione, anche se, come cittadini, si
battono, in altri campi, per diversi soggettivi – e legittimi – impegni
civili o scelte ideali.
La Gilda quindi non è una associazione ideologica – l'ideologia divide i colleghi –, e non è neanche un sindacato ”pedagogico” (che si proponga di portare gli erranti sulla “retta via”), ma l'unione degli insegnanti in quanto tali, sulla base della solidarietà, degli interessi professionali comuni e dell'idea di mantenere l'istruzione ad un livello degno di un paese civile.
L'associazione e la politica
La Gilda ”fa politica”
solo in quanto identifica l'interesse dell'istruzione pubblica con gli
interessi del paese, e in questo senso si impegna a realizzare
l'adempimento costituzionale: la scuola deve concorrere a ”rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che (…) impediscono il pieno
sviluppo della persona umana", ecc.(art.3). In questo senso rileva che
la deriva assistenziale della scuola italiana rende sempre più
difficile il ruolo dell'istruzione come momento di promozione sociale.
La scuola “facile”, senza alcuna forma di selezione orientativa,
è una scuola classista: affida la formazione alle
opportunità offerte dalla famiglia, e la selezione al mercato, e
impedisce ai capaci e meritevoli, se sprovvisti di mezzi e cultura di
partenza, di emergere attraverso lo studio.
L'Associazione promuove e
difende la libertà di insegnamento ed
è pluralista per sua origine e natura, rifacendosi in ciò
agli art.33 e 34 della carta costituzionale. E' disponibile a
rapportarsi con tutti soggetti (partiti, istituzioni, associazioni
economiche, culturali, giovanili, sindacali e sociali, ...) allo scopo
di contribuire al progresso della scuola. La Gilda non può
essere pregiudizialmente contro o a favore di alcun governo, ma decide
il proprio atteggiamento in base a ciò che considera vantaggioso
per la pubblica istruzione e per gli insegnanti.
Non partecipa ideologicamente allo scontro tra maggioranze e opposizioni. Anche perché rileva che tutti i governi e praticamente tutte le forze politiche e sindacali (parlando degli ultimi vent'anni, per esempio) hanno trascurato i problemi della scuola o li hanno utilizzati per i loro scopi politici e le loro clientele.
Metodi e organizzazione
L'Associazione Gilda
ritiene che i mezzi più adatti per l'affermazione dei propri
ideali siano l'informazione, il dibattito, la persuasione. Non intende
trasformare i colleghi più attivi in funzionari e poi in
burocrati sindacali. Per questo chiede un superamento delle RSU, e
considera potenzialmente devianti i distacchi sindacali: propone il
semiesonero per alcuni, per un periodo limitato, in modo che non
perdano il rapporto diretto con il mondo della scuola. Se oggi la Gilda
accetta i pochi distacchi concessi è anche perchè deve
fronteggiare le molte centinaia di distacchi con cui SNALS, CGIL, CISL,
UIL-scuola, attraverso i CAAF, i patronati, i servizi e la presenza
condizionante dei dirigenti scolastici ottengono
tessere con cui poi rivendicare la contrattazione a nome della
maggioranza della categoria.
Nei limiti del possibile, e nelle forme di rappresentanza e di delega liberamente decise, tutti i colleghi devono partecipare alla discussione e all'elaborazione della linea della Gilda, anche i non iscritti attraverso le assemblee. Tutti i colleghi a turno devono poter dirigere l'associazione.
Nei contrasti con le controparti, la Gilda ritiene che si debbano usare tutti i metodi più adeguati, all'interno e all'esterno delle scuole, purchè questi metodi non siano in contrasto con le regole della deontologia professionale (come voti ”politici”, distruzione di registri, lezioni-farsa, ecc.). Vanno abolite o modificate la legge 146 e le altre disposizioni antisciopero, come anche quella che favorisce i sindacati confederali complessivi nella contrattazione nei singoli comparti.
Le prospettive
La Gilda non si illude di
rovesciare in breve tempo le conseguenze di almeno vent'anni di
disinteresse verso i docenti da parte delle forze politiche, e di
vent'anni di sistematica distruzione della coscienza e dell'orgoglio
della categoria, di scadimento del prestigio dell'insegnante, anche da
parte delle forze sindacali ufficiali: crede però possibile
esercitare un'azione per motivare, rivalutare e riqualificare gli
insegnanti, fino ad arrivare, nella scuola, ad una grande unione
professionale indipendente, di tutti i docenti (come esiste in tanti
altri grandi paesi) che possa dialogare da pari a pari con gli altri
soggetti istituzionali, sociali, politici.
Per un reale cambiamento
della condizione dei docenti, non basta
denunciare e additare le altrui responsabilità. Prima di tutto,
una trasformazione deve avvenire nella mentalità, nel modo di
ragionare, di sentire e di rappresentarsi degli insegnanti,
perché essi si liberino da ogni forma ottusa di interessata
tutela e
acquistino fiducia in sé stessi e nella propria funzione. Senza
partecipazione e impegno a parte di tutti, anche le migliori linee
generali rimangono sulla carta.
Tutti i docenti che ritengono possibile migliorare la propria condizione e quella della pubblica istruzione hanno il dovere e l'opportunità di scegliere e di impegnarsi personalmente. Ognuno di noi è anche responsabile del suo destino. |